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Distacco del dipendente all’estero: domande e risposte

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    Distacco del dipendente all’estero: domande e risposte

    By Meri Pieri | Amministrazione del personale | 0 comment | 12 Novembre, 2021 | 0

    I processi di internazionalizzazione delle imprese hanno portato, sempre più, i gruppi multinazionali ad avvalersi dello strumento del distacco del personale dipendente. Distacco che può avvenire sia in territorio nazionale che transnazionale, in Paesi UE ed extra-UE. 

     

    Che cos’è il distacco del personale all’estero?

    Quello che chiamiamo distacco del personale all’estero consiste in un lasso di tempo durante il quale il lavoratore dipendente svolge la propria mansione in un altro Paese, pur mantenendo un rapporto di lavoro con lo stesso datore in Italia. Tale modalità di impiego avviene attraverso la stipulazione di un accordo (contratto di distacco) tra lavoratore dipendente e datore di lavoro. L’obiettivo perseguito è una maggiore economicità delle aziende, un’integrazione dei processi produttivi e una maggiore efficenza dei processi amministrativi. I datori di lavoro possono, quindi, richiedere ai dipendenti di mettersi a disposizione di un soggetto terzo, che si trova all’estero, così da soddisfare specifici interessi, non di natura meramente economica. Nella maggior parte dei casi, soggetto estero e datore di lavoro italiano, sono parte dello stesso gruppo di imprese, ma non obbligatoriamente.

     

    Come funziona il distacco del personale all’estero?

    La prima cosa da fare, come anticipato, è procedere con la sottoscrizione di un accordo di distacco tra le parti. Con questo contratto, la società italiana (distaccante) resta titolare del rapporto di lavoro con il dipendente, anche sotto l’aspetto del potere disciplinare. La società estera (distaccataria), ha invece il compito di gestire e dirigere l’attività del dipendente, in maniera tale da fruire in concreto della sua prestazione temporanea. Come requisito fondamentale di legittimità del distacco stesso, vi è l’esplicita indicazione, all’interno dell’accordo, di quello che è l’interesse del distaccante.

     

    Quale legge regola l’attività del lavoratore distaccato all’estero?

    Il lavoratore dipendente, nell’arco di tutto il periodo di impiego all’estero, rimane comunque un dipendente italiano. Il suo rapporto di lavoro, pertanto, continua ad essere regolato dal diritto di lavoro nazionale e da tutte le norme del contratto di lavoro collettivo di settore. Oltre a questo, si applicano anche tutte le previsioni del contratto di lavoro individuale e quelle raccolte nella lettera di distacco, firmata da entrambe le parti coinvolte. Infine, è importante verificare se, nel Paese di destinazione del distacco, esistono regole che devono essere applicate anche ai lavoratori di questo tipo. 

     

    Che cosa succede ai contributi italiani, lavorando all’estero?

    Entro determinati limiti, i lavoratori dipendenti distaccati all’estero non perdono i propri contributi italiani. Questi, infatti, continuano a versare regolarmente in Italia per tutto il tempo consentito dagli accordi stipulati tra l’Italia e gli altri Paesi. In Europa, ad esempio, il tempo consentito è di 24 mesi, prolungabile fino a un massimo di 5 anni, ma solo per fondate ragioni e previa consenso dell’autorità previdenziale estera (non sempre facile da ottenere). Nelle nazioni fuori dal contesto europeo è necessario verificare che cosa è previsto in ogni singolo accordo. In assenza di accordo tra Italia e paese estero, il dipendente continua a versare i contributi in Italia per tutto il periodo di distacco, a prescindere dalla durata di questo. Può, però, capitare che anche il paese di destinazione del distacco possa richiedere il versamento dei contributi.

     

    Durante il periodo di distacco vengono pagate doppie tasse?

    C’è questo rischio. Il dipendente distaccato all’estero potrebbe ritrovarsi il reddito assoggettato sia alla tassazione italiana che a quella del Paese ospitante. Questo succede nei casi in cui, entrambe le nazioni, hanno il diritto di tassare un determinato reddito, uno perché Paese di residenza fiscale e l’altro perché figura come Paese di lavoro. Nel caso in cui il lavoratore distaccato trasferisce la propria residenza fiscale nella nazione estera, diviene quest’ultima l’unica titolare del diritto di tassare il reddito prodotto nel periodo di distacco. Ad ogni modo, le eventuali doppie tassazioni, in genere, possono essere recuperate (benché quasi mai totalmente) per mezzo del credito di imposta.

     

    Che cosa accade quando il dipendente distaccato si infortuna durante il lavoro?

    In caso di infortunio o di malattia professionale insorti durante il periodo di distacco all’estero, il dipendente continua ad essere coperto dall’ente assicurativo italiano (INAIL). 

     

    Che cosa occorre fare se al lavoratore viene cambiata mansione durante il distacco?

    Nel caso in cui il dipendente distaccato viene messo a svolgere un’attività diversa, che potrebbe comportare nuovi rischi, occorre sempre avvisare l’ente assicurativo italiano (INAIL).

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

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    Meri Pieri

    Diretto da Meri Pieri, lo Studio Pieri nasce nel 2004 e si occupa della consulenza del lavoro e dell’amministrazione del personale. Ma non solo... Negli ultimi anni, al fine di di fornire un servizio più attuale, lo studio si è aggiornato e prodigato in particolare nei settori di rete di impresa, del welfare aziendale e della gestione delle risorse umane. La competenza e il benessere del “capitale umano”, infatti, rappresentano un importantissimo vantaggio competitivo e di sviluppo per l’azienda stessa. Il nostro proposito, quindi, è quello di fornire un servizio personalizzato, oltre che sul piano informatico, anche attraverso un contatto diretto con le imprese.

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